Come è ben noto, Cutrofiano è uno dei pochi comuni salentini in cui si è effettuata, a partire dall’Unità d’Italia sino al 1996, la coltivazione in sotterraneo delle calcareniti con estrazione di blocchi attraverso il pozzo di accesso.
La calcarenite coltivabile è sottoposta a sabbie limo-argillose giallastre e ad argille grigio-azzurre che, talora, superano i 40 m di spessore. Questi litotipi sono separati dal banco di calcarenite coltivabile da uno spessore variabile di calcarenite organogena dura e resistente, spesso chiamata dai cavamonti col nome mazzaro.
Il mazzaro ha rappresentato il solaio naturale che, sostenendo i sovrastanti sedimenti sabbioso-argillosi, ha consentito la coltivazione in sotterraneo della calcarenite (tufo).
La localizzazione e distribuzione delle cave ipogee è stata ovviamente influenzata dalla qualità del banco calcarenitico coltivabile e dallo spessore della copertura. Le cave, infatti, sono tutte situate a sud del centro urbano, in una vasta area compresa fra l’abitato, ove sono rinvenibili le più antiche, le località “Aria Scura” a sud, la “Masseria Piscopio Piccolo” ad est, la località “Cafari” ad ovest. Sono anche rinvenibili tentativi di coltivazione ipogea nelle località “Lustrelle” e “C. Congedo” e “Villa Dolce”.
In molte zone dell’agro cutrofianese sottoposte a coltivazione ipogea, anche prossime al centro abitato, si sono presentati segni più o meno evidenti di dissesti profondi delle gallerie e dei pilastri, manifestatisi sotto forma di crolli e sprofondamenti immediati e/o lente subsidenze della superficie del suolo (sinkholes). In molti casi i crolli hanno comportato l’affioramento della falda superficiale con la formazione di più o meno estesi specchi d’acqua dolce dove nei decenni si è insediata una flora e una fauna specifica. Non si può dire che i dissesti siano limitati alle cave più antiche che venivano realizzate senza l’ausilio delle macchine elettriche e con tracciamenti e dimensionamento di pilastri e gallerie più imprecisi, visto che i crolli si sono manifestati in tutte le tipologie di ipogei con età diverse.
Nella TAV. N. 16 è riportata la distribuzione dei boccapozzi e delle cave ipogee sul territorio comunale: