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Rischi

Con il termine “rischio”  si definisce “in una data zona, la probabilità che un evento prefigurato, atteso e/o in atto, nonostante le azioni di contrasto, determini un certo grado di effetti gerarchicamente e quantitativamente stimati, sugli elementi esposti in tale zona alla pericolosità dell’evento stesso”.

L’evento può essere generato da due  possibili differenti fattori:

  1. naturali: strettamente connessi alla variabilità climatica o a fenomeni geologici;
  2. antropici: connessi all’attività umana.

Per evento calamitoso si intende un particolare fenomeno che interagisce negativamente sul territorio, con conseguenze, talvolta distruttive, per la realtà socio-economica e ambientale dell’area investita.

Il concetto di rischio R  di un evento calamitoso, è inteso come la possibilità di danno associata alle probabilità di accadimento dell’evento stesso ed è definito dalla seguente relazione (formula di Varnes):

R = P E V

La pericolosità P è definita come la probabilità di accadimento di un evento calamitoso, cioè una singola manifestazione del fenomeno temuto in una data area ed in un dato intervallo di tempo. Sono da considerarsi come elementi a rischio innanzitutto l’incolumità delle persone e inoltre, con carattere di priorità, almeno:

  • gli agglomerati urbani comprese le zone di espansione urbanistica;
  • le aree su cui insistono insediamenti produttivi, impianti tecnologici di rilievo, in particolare quelli definiti a rischio ai sensi di legge;
  • le infrastrutture a rete e le vie di comunicazione di rilevanza strategica, anche a livello locale;
  • il patrimonio ambientale e i beni culturali di interesse rilevante;
  • le aree sede di servizi pubblici e privati, di impianti sportivi e ricreativi, strutture ricettive ed infrastrutture primarie.

Il valore degli elementi a rischio, in termini monetari o di numero o quantità di unità esposte, è chiamato esposizione E, che corrisponde quindi al danno che deriverebbe dalla perdita completa dell’elemento a rischio, a seguito di un evento calamitoso. Durante un evento ciascun elemento a rischio può riportare un certo grado di danno, in base alla propria capacità di sopportare le sollecitazioni derivanti dall’evento stesso.

La vulnerabilità V esprime il grado di perdita di un certo elemento o gruppo di elementi a rischio, derivanti dal verificarsi di un dato evento calamitoso.  Nel caso in cui l’elemento a rischio, sia rappresentato dalla vita umana, la vulnerabilità può essere espressa dalla probabilità che, dato il verificarsi dell’evento calamitoso, si possano registrare morti, feriti o persone senzatetto; essa è pertanto direttamente proporzionale alla densità di popolazione di una zona esposta a rischio.

Nel caso in cui l’elemento a rischio sia costituito da un bene immobile o dal quadro delle attività economiche ad esso associate, la vulnerabilità esprime la percentuale del valore economico che può essere pregiudicata dal verificarsi di un determinato fenomeno calamitoso e la capacità residua di un singolo edificio e del sistema territoriale nel suo complesso a svolgere ed assicurare le funzioni preposte.

La vulnerabilità degli elementi a rischio dipende sia dalla loro capacità di sopportare le sollecitazioni esercitate dall’evento, sia dall’intensità dell’evento stesso. In linea teorica, ad ogni elemento a rischio competono, in funzione della tipologia di rischio e delle caratteristiche dell’evento, valori diversi di E e V.

Si definisce danno potenziale D l’entità effettiva delle perdite per un determinato elemento o bene nel caso del verificarsi dell’evento calamitoso. Il danno potenziale è quindi funzione sia dell’esposizione che della vulnerabilità dell’elemento a rischio E · V.

Il rischio totale R, corrispondendo al numero atteso di perdite umane, feriti, danni alle proprietà e alle attività economiche e sociali in conseguenza di un particolare evento calamitoso, è dunque funzione di pericolosità, esposizione e vulnerabilità.

Per quanto attiene i fenomeni noti, quantificabili e talora prevedibili, il rischio viene distinto in ragione del fenomeno connesso; in particolare considerando i fenomeni generalmente possibili per il territorio cutrofianese la casistica dei rischi è rappresentabile dal seguente schema:

Tipologia di rischi
Tipologia di rischi

Per ogni tipo di rischio cambiano i fenomeni che lo determinano e le conseguenze attese.

I rischi naturali sono rischi non sempre prevedibili, nel senso che non sempre è possibile osservare, e per tempo, i fattori e i fenomeni premonitori che consentono una corretta previsione e la valutazione dell’entità del fenomeno.

I rischi antropici invece sono la conseguenza delle attività umane e spesso di un uso intenso e indiscriminato, anche non recente, dell’ambiente e delle risorse naturali disponibili.

L’analisi dei rischi, effettuata secondo la suddetta espressione di Varnes, permette di analizzare degli scenari riferiti alla realtà territoriale considerata ed alle sue problematiche, e di conseguenza  consente la predisposizione sia di azioni e misure preventive tese a limitare i danni, sia di procedure operative da utilizzarsi nella fase di emergenza.

Per il territorio del Comune, sono stati analizzati:

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