La falda profonda permea con continuità regionale la formazione calcareo dolomitica cretacea fessurata e carsificata.
La circolazione idrica si esplica generalmente a pelo libero secondo livelli idrici preferenziali coincidenti con orizzonti rocciosi carsificati, a partire da quote di poco superiori all’orizzonte marino; nell’area in studio però, la presenza dei depositi miocenici a ridotta permeabilità sino a ben oltre il livello del mare, crea le condizioni per cui la falda è rinvenibile in pressione.
L’alimentazione idrica della falda si compie per infiltrazione diffusa delle precipitazioni ricadenti sugli affioramenti permeabili, ovvero concentrata laddove le acque di ruscellamento vengono drenate nel sottosuolo ad opera di apparati carsici.
E’ un acquifero di tipo costiero poiché costituito da acque dolci sostenute, per minor densità, da acque marine di invasione continentale. Per fattori connessi alle modalità di alimentazione e di discarica, la falda assume una sezione lenticolare, con spessori massimi verso l’entroterra. La superficie teorica di separazione tra i due liquidi a diversa densità è chiamata interfaccia.
In via teorica, le condizioni di galleggiamento della falda d’acqua dolce sulle acque salate possono essere determinate mediante la legge di GHYBEN-HERZBERG che permette di determinare lo spessore della lente di acqua dolce in funzione del carico piezometrico e della densità. Limitatamente all’area in studio l’altezza piezometrica sul livello del mare risulta mediamente pari a circa 2,5 m, per cui lo spessore dell’acquifero è orientativamente valutabile in 100 m.
La salinità dell’acqua di falda, minima nei primi metri, cresce con la profondità, pur conservando, entro i 4/5 del suo spessore, un tenore salino inferiore a 5 g/l. Nel quinto successivo essa si innalza rapidamente fino ai valori caratteristici dell’acqua marina.
Nella porzione di territorio cartografata, la morfologia della superficie piezometrica dell’acquifero, che frequentemente raggiunge e supera i 3 m di carico, risulta interessata da due spartiacque; uno interessa la zona nord del comune di Collepasso, mentre il secondo è posizionato nell’agro galatinese in prossimità della frazione Noha. A questi spartiacque corrispondono altrettanti alti idrogeologici da cui le acque di falda defluiscono radialmente in tutte le direzioni. In corrispondenza della zona centrale dell’agro cutrofianese, però, i flussi idrici tendono a convergere verso un asse di drenaggio che si estende da Masseria Congedo verso Cas.o Lazzari; pertanto, anche nel caso della falda profonda, l’abitato cutrofianese si rinviene in prossimità di una zona di drenaggio, cioè in un’area dove vi è massima ricchezza di acque sotterranee, ideale per l’ubicazione di pozzi di captazione. La direzione di flusso delle suddette acque si esplica, nell’area urbana, secondo la direzione SSE-NNW verso il suddetto asse di drenaggio.
Le portate specifiche dei pozzi, cioè le portate estraibili cui corrisponde un metro di depressione dinamica del livello della falda, nella gran parte del territorio cutrofianese, variano fra 30 e 70 l/s x m e pertanto l’acquifero ha elevata produttività.
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